A stare soli…

 

A stare soli si impara

un sospiro dopo l’altro

un rimpianto dopo l’altro

– si impara rinunciando

un po’ come si impara

a gustare il caffè

senza lo zucchero

– si impara godendo

di ciò che comunemente

si cerca di evitare

– lo si impara ad apprezzare

e alla fine stare soli

diventa l’unico vero

e irrinunciabile piacere.

Io – il caffè – lo prendo amaro.

 

di Maddalena Gregori

5 Risposte a “A stare soli…”

  1. Comunque, le amanti del caffè amaro aumentano. Oltre te e Rosina, da due anni anche io lo bevo amaro e zuccherato mi farebbe vomitare. Inconcepibile! Comprendo bene l’uso della metafora, anche se non vivo questa condizione della solitudine. Poesia potente.

  2. Bellissima questa immagine dell’amaro in bocca come piacere irrinunciabile.
    Non lascia l’amaro in bocca! 😉
    È spiazzante per il comune sentire sulla solitudine; induce a considerare il relativismo di “verità” che si affermano nella coscienza collettiva per effetto di convenzioni e convinzioni di comodo, oltre le quali tutto è sbagliato e non accettabile.

    Oddio, mi hai capita? Mi è venuto così.

    1. Devo dire che è un commento con doppio carpiato all’indietro, ma ho capito! Sì, si tende a vedere la solitudine come un qualcosa di negativo, difficile immaginare che sia positiva. Difficile e faticoso, all’inizio, ma poi non se ne può fare a meno. Ad esempio, se mi danno il caffè zuccherato a me adesso viene da vomitare.

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