Il prestidigitatore

 

Il prestidigitatore  sa benissimo

che il trucco non sta

in un magico gesto o in una

filastrocca – il trucco sta

negli occhi di chi guarda

ed è per questo che lo sguardo

dev’essere distratto – spostato

altrove da un atto disturbante

– urlo risata o sparo

– questo è ciò che sanno

il prestidigitatore

e chi il potere

vuol conquistare.

 

di Maddalena Gregori

6 Risposte a “Il prestidigitatore”

  1. Sì, Maddalena, adesso ho compreso cosa intendevi ed è la parte omessa del mio discorso. O meglio, dicevo la stessa cosa, cioè che la fede è a senso unico, va’ dove porta l’egoismo e l’ignoranza. E sappiamo bene quanti problemi spinosi vengano affrontati così. Non so cosa si può fare, sinceramente. Mi capita in questi giorni di essere travolta da ingiurie impronunciabili perché faccio appello a fonti originali (non per stravaganza ma vere, all’origine della questione) e mi si dice che “tiro la pietra e nascondo la mano” (testuali parole) e che non spiego nulla. Roba da delirio, come quello che sta capitando a te. Scusa se ti faccio il verso, è comunque testimonianza. Mi stanno cadendo le palle!

  2. Temo ci sia un inghippo generato dal mio testo dove un passaggio non è comprensibile, o meglio, si presta all’equivoco. “dall’altra parte è fondamentale la fede” alludava al “dall’altra parte del mago (mago come divinità)”, cioè il suo pubblico ottuso che ha fede cieca nelle balzanate che il mago gli propone. E quindi ritiene il trucco verità incontrovertibile e, come dici tu, se provi a spiegargli che il coniglio non è figlio del cappello, ti prendono per deficiente. A meno che non ho anch’io equivocato la tua risposta, stiamo dicendo la stessa cosa.

    1. No, Antonella, temo di essermi spiegata male io. La fede di cui tu parli si comprende benissimo. La fede carente a cui mi riferisco io è quella dedicata a chi studia, approfondisce, divulga in modo scientifico. In passato c’era molta fede (fiducia) verso chi ne sapeva di più, oggigiorno il grande problema è che la fiducia è stata deviata verso l’imbonitore di turno, che offre non le risposte vere, ma quelle che ci si vuole sentir dire. Quindi non manca la fede, ma viene diretta verso il bersaglio sbagliato.

  3. Hai sintetizzato la magia dell’imbecillimento umano. Aggiungo soltanto che dall’altra parte è fondamentale la “fede”, ben lontana dalla ragione. Il “pubblico” non vuole capire, zero senso critico, nessun vaglio operato dai neuroni (stanchi di sentirsi superiori in quanto appartenenti alla razza umana?). Ci si beve TUTTO! In fondo che ci frega, meglio la “partecipazione” da spettatori: il grande Show che distrae e allevia le nostre miserie. E tutti a casa, felici e contententi col cervelletto shakerato dalle verità rivelate.

    1. Stavolta devo dissentire, cara Antonella. Io vedo ben poca fede (o fiducia) e tanta, troppa arroganza fondata sul nulla, sulla totale incapacità logica. Di fronte ad affermazioni balzane esposte con tono “misterioso” e chiuse da un’esortazione a trarre le conclusioni (naturalmente le uniche possibili, di fronte a un elenco di illazioni) ho chiesto di sostenere la tesi con dati certi, statistiche, analisi supportate da modelli matematici. La risposta fu che sarei stata io a dover sostenere la mia opposta opinione con dati certi e che dovevo cominciare a informarmi e a usare il mio cervello. L’unica fede che posso vedere è quella sulla propria supposta capacità di tutto comprendere attraverso la semplice intuizione. Osservano il coniglio che esce da un cappello e sostengono senza ombra di dubbio che il coniglio è stato generato per partenogenesi dalle fibre del copricapo. E sei tu che devi dimostrare che il coniglio non era nel cappello.

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