Io sono stata

 

Sono stata quella bambina

che felice saltella

dietro a genitori affranti

scendendo dall’aereo

che – in fuga – li porta in Europa.

Sono stata quel cane

lasciato a morire di fame – incatenato

per giorni e giorni in mezzo al nulla

e che quando l’hanno trovato

ha scondinzolato.

Sono stata quel cambogiano

a cui una mina antiuomo

ha strappato una gamba

e che ora per un euro al giorno

a mani nude scava nei cantieri edili.

Sono stata quella donna inseguita

picchiata bastonata bruciata

da un uomo che la voleva sua

a ogni costo – per distruggerla –

ma che poi si è “salvata”.

Sono stata quel cerbiatto

fuggito ad occhi sbarrati

dalla vista di sua madre in fiamme

– scampato al rogo estivo appiccato

da chi ne trae guadagno.

Sono stata il dolore, il sollievo

e ancora il dolore che torna dopo il sollievo

quando t’accorgi davvero

di ciò che è stato.

Sono stata la rabbia e tutte le lacrime

che la rabbia lavano

senza riuscire a cancellarla.

Sono stata ogni dolore

senza riuscire a consolarmi.

 

di Maddalena Gregori

6 Risposte a “Io sono stata”

  1. Buon giorno Mad Maddy :), non so perché il commento di sopra che risulta anonimo non reca il mio nome. Ero sicura di averlo scritto, riprovo adesso per vedere se è un disguido.

    1. In realtà forse risulta anonimo agli altri, ma a me appariva come Antonella (accanto al codice identificativo del tuo pc o smartphone)
      Perciò ti avevo già individuata 😀

  2. Crudeltà, ingiustizia, violenza, INDIFFERENZA, in una sola parola, se ne esiste una che possa comprenderle, disumanità. Sentirle è un dolore di cui non ci si può consolare se non nei saltelli felici di una bimba, grata e piena di speranze sotto al sole. Credo che la consolazione e la riparazione, siano nel prendere con noi quegli occhi e quel cuore puro, E con questo voglio dire che, per quanto grandi e profonde sono le ferite ancora e sempre sanguinanti o le cicatrici di questo mondo infame, l’unica cosa da fare è agire, ognuno con le proprie forze, per vedere ancora quei saltelli.

  3. Il dolore, così necessario all’uomo per la propria sopravvivenza, diventa gabbia che non include, diventa cosa “non nostra” da lasciare sulle pagine di un giornale o dietro le immagini veloci di uno schermo. Tu no, tu lo riporti a galla, lo richiami, lo evochi perché solo condividendo perde la sua forza distruttiva e diviene empatia. Empatia, una delle più alte emozioni umane.

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