Progetti di vita

 

Immobile come una statua, il gatto osserva la sua preda.

Una preda che se ne infischia di quell’enorme palla di peli dagli occhi fiammeggianti. A lei interessa solo raggiungere il luogo in cui si fermerà per un bel po’ di tempo, in attesa della prossima pioggia.

Il gatto rivela la tensione con piccoli guizzi infinitesimali: una vibrissa che si agita, l’orecchio che gira in direzione di un suono, la pupilla dilatata che brilla come brace. Con andatura lenta e costante, invece, la lumaca procede lungo il terreno impervio, ignara dello lo sguardo truce e vigile che la sovrasta. Un grosso sasso si frappone tra il gasteropode e la sua meta, ma caparbio il mollusco riesce a trovare il modo di arrampicarcisi sopra.

“La sua meta”… osservando questo verme con la conchiglia mi viene da chiedermi se questa frase abbia un senso. O meglio, mi chiedo se l’idea di “meta” abbia un qualche significato per la lumaca. Per prefigurarsi una meta, è necessario avere un progetto, anticiparsi un futuro, per quando a breve termine. Ecco,mi chiedo, una lumaca ha una minima cognizione del concetto di futuro?

Se non ce l’avesse, si dovrebbe muovere a caso qua e là, non puntare a un luogo ma cambiare idea in continuazione. Un po’ come fanno le falene, che svolazzano come tonte, sbattacchiando contro qualsiasi cosa, attratte e ubriacate da una qualsivoglia luce, prive di una qualsivoglia direzione.

Le lumache invece no, loro le vedi proseguire testardamente superando ostacoli impossibili. E se osservi la scia luminescente lasciata dalla loro bava riesci persino a leggere il loro percorso all’indietro. Insomma, un percorso ce l’hanno, lo hanno pensato, seguito, realizzato. Ma credere che una lumaca abbia un’idea del proprio futuro mi risulta difficile.

Il gatto, invece, lui sì che dà l’idea di sapere cosa vuole: vuole divertirsi cacciando, magari vuole pure gustarsi uno snack extra menù, e quindi cerca una preda, la caccia … beh, oddio, con una lumaca si vince facile, ma il divertimento non sta necessariamente nell’inseguimento e nella cattura, ma nella caccia in sé e, nel caso diventi noiosa come quella in atto, il felino interviene con opportuni colpetti in modo da provocare qualche interessante cambiamento.

E infatti ecco che il micio, abbandonata la posizione della statua, si avvicina alla lumaca e, a zampa sollevata, attende il momento giusto per sferrare il colpo. Invece, inaspettatamente, si limita a toccare le antenne del gasteropode, che immediatamente si ritraggono, seguite poi altrettanto rapidamente dal ritrarsi del resto del corpo dentro il guscio. Il gatto arretra appena, senza mai abbandonare con lo sguardo quella strana bestia, sempre tenendo sollevata la zampa.

Serve tempo perché la lumaca si fidi nuovamente: dal guscio spunta prima il capino, poi un pezzetto di antenna, poi l’altra, sempre a metà, poi il resto, e riprende la marcia.

Il gatto si avvicina ad annusare quell’oggetto semovente dall’aspetto vischioso, il naso sfiora un’antenna che rapida si ritrae. Come se colpito da una scossa, il felino allontana rapido il muso e con la zampa assesta un bel colpo alla lumaca, dritto sul guscio. La lumaca si ritrae, perde la presa col terreno e, con un moto misto di rotazione e rivoluzione, rotola lungo il sentiero.

“Finalmente!” sembra pensare il felino, che si lancia all’inseguimento di quello strano sasso. Qualche balzo qua e là a schiena curva, un colpetto a destra, uno a sinistra, un dribbling repentino. Poi si ferma e aspetta che la bestiola che si è nascosta lì dentro rimetta fuori le antenne. Ma quella sembra proprio non avere intenzione di uscire, o forse ormai il gioco è venuto a noia al gatto, oppure ha esaurito la pazienza, e dopo poco corre verso un’aiuola abitata da una famiglia di lucertole. Quelle sì che danno soddisfazione!

Il micio corre qua e là, ha trovato la sua preda, l’acchiappa con la bocca per la testolina, la lancia in aria e la osserva giacere a terra.

Quanto al sasso, dopo una opportuna attesa fa emergere una mezza antenna che si sposta come un periscopio, esplorando i dintorni. Poi la seconda mezza antenna, poi il corpo, e alla fine riprende il suo percorso verso la base di un succoso cavolo che aveva adocchiato fin dall’inizio.

 

di Maddalena Gregori

 

P.S.: Questo post fa parte di un gioco di scrittura tra blogger, su parole scelte a turno dai partecipanti, organizzato su Verba Ludica. http://carbonaridellaparola.blogspot.it

19 Risposte a “Progetti di vita”

  1. Ho pensato a lungo prima di decidermi a commentare questo post, poi ho cominciato a leggere gli altri. Mi sono piaciuti più di questo è allora sono tornato qui. Per capire.
    Posso chiederti perché, pur ritenendo questo testo ” mediocre”, lo hai ugualmente pubblicato? Hai intelletto, giudizio e sai scrivere… Credo che nessuno ci obblighi a partecipare sempre e comunque ad un gioco, così come credo che non debba esserci obbligo a commentare. Però non basta e ha ragione Francesca, ci sono delle regole nel gioco, una buona creanza che talvolta è in contrasto col giudizio letterario specifico del lettore. Detto in altro modo: commentare educatamente è in modo asettico è meglio dell’astenersi dal farlo del tutto? Ognuno farà a modo suo, io ti dico che l’idea è buona ( poco originale come la mia del resto- abbiamo scritto quasi tutti di gatti e lumache) ma il testo è troppo lungo e pieno di descrizioni minuziose che gli fanno perdere il ritmo.
    La seconda parte poi è staccata dal resto, sembra aggiunta in un secondo momento, è una riflessione da lettrice non da scrittrice, non lascia spazio all’interlocutore. Se spieghi la metafisica della violenza, del gioco e della caccia, del movimento e della traccia di una esistenza e lo fai con troppa metodicità a noi che leggiamo resta poco. Bene l’ho detto! Perdonami ti prego, crociffiggimi se vuoi alle mie parole e… fai lo stesso con ciò che scrivo io, me lo merito. Ciao, alla prossima.

    1. Mai ti crocifiggerei, perché lo merito! Come ho detto, ho postato solo per partecipare al gioco e, siccome non ho la pretesa di scrivere capolavori, ho considerato più importante esserci. Ritengo fondamentale non mancare agli impegni, nella misura in cui mi è possibile.
      Per quanto riguarda la tua analisi del testo hai ragione, doveva essere diviso in due parti, la prima dedicata ai due animali, e la descrizione minuziosa doveva un po’ spingere a immedesimarsi, e la seconda di riflessione dell’umana osservatrice. La seconda non l’ho sviluppata quasi per niente sia perché non ho avuto tempo sia perché forse mi era sparita l’ispirazione. Avevo impostato lo scritto e poi non l’ho più sviluppato.
      Perciò bravo, hai colto la forma dell’embrione, che poi io, per mancanza mia, non ho saputo far evolvere adeguatamente.
      Sinceramente non sono pentita di aver pubblicato, perché un commento come il tuo mi fa capire che ciò che penso (anche nel male) emerge.
      E se le mie ciambelle ti sembrano senza il buco, dimmelo tranquillamente! Apprezzo molto le critiche costruttive.

      P.S.: parli di post che ti sono piaciuti più di questo. Mi farebbe piacere avere la tua opinione anche relativamente ad altro, se ti va.

      1. Finora ho letto e mi sono fermato a Zanzare II. I racconti che scrivi per me hanno un problema tutti: sono sceneggiature, puntuali, minuziose ma non racconti. Manca ad essi il colpo d’ala… Quel quid che li trasformi da cronaca in letteratura. È difficile da spiegare…
        Mi piacciono invece tutte le poesie, moderne nel linguaggio e nella sintassi. Nuove ma con un lirismo evidente, nelle poesie dove salti a piè pari lungaggini, spiegazioni e inchiodi il senso profondo delle emozioni della vita lì sei un’altra. Con calma leggerò il resto, poi ne riparliamo. Grazie per l’attenzione.

    1. Col gatto la lumaca vince facile. La sua pazienza cozza con la frenesia giocosa del felino, che prima o poi molla e va a cercare qualcosa di più stimolante. Ciao Gabriella

  2. Un racconto molto bello, con altrettanti bei commenti. Mi piace, e condivido, il pensiero di Carmela: non saprei scrivere di meglio.

    Nico, ero certa che Dealma avesse letto e commentato 🙂 Conosco la sua puntualità e correttezza 🙂

    1. Troppo generosa, in realtà questo post non è affatto qualcosa di cui vado fiera. Era un abbozzo, avevo previsto molte più elaborazioni, volevo giocare molto di più con le parole, ma mi sono ritrovata la sera del 24 senza aver rielaborato nulla. E così ho pubblicato per non mancare l’appuntamento.
      Non tutte le ciambelle vengono col buco.

  3. e anche qui i gatti spopolano e come ho già scritto a casa mia (che pareva me la prendessi con il NERO gattaccio) amo di cuore i gatti, li invidio per le agilità e le acrobazie ma non potendoli imitare preferisco giocare con la lumachina, fra l’altro fortunata perché nasce con la casa ADDOSSO. E poi è un gioco, GIOCHIAMO.

    1. Che tu amassi Nero lo si capiva, tranquillo. E comunque uno dei vantaggi del possedere gatti è che loro compiono le acrobazie che noi non possiamo compiere ma di cui godiamo ugualmente, almeno con gli occhi.
      E giochiamo!!!!

  4. Povera lumaca apparentemente senza meta, mentre molti di noi una meta non ce l’hanno davvero, il che è tragico.
    Tornando alla storia, mi perdonerai se ho simpatizzato per il gatto.
    E’ che sono sfacciatamente di parte. 🙂

  5. L’ho immaginata, quella povera lumaca senza meta. Che poi, invece, una meta l’aveva. E mi è venuto in mente che questa sorte accomuna tanti di noi, ed è una tragedia.
    Tornando al racconto, mi perdonerai se simpatizzo per il gatto.
    Purtroppo sono di parte. 🙂

    1. Se devo essere sincera, pure io simpatizzo per il gatto. Ma la lumaca rimane un vero mistero: se di un gatto posso immaginare le emozioni, di una lumaca proprio no. Ecco perché, in un certo senso, risulta affascinante.

  6. Buongiorno Dealma, mi hai fatto riflettere su quanto sarebbe tutto più semplice se noi “umani” vivessimo accettando la nostra vera natura e non cercando di essere altro. Se imparassimo a vederci per quelli che siamo, sapremmo che in ognuno di noi esistono già le risorse per andare verso una meta, che poi la meta è semplicemete vita, con tutto quello che può offrirci. Così fa il gatto che realizza la sua giocosità, la sua curiosità e il suo istinto predatorio; fa il gatto mica la lumaca, e come potrebbe! Così la lumaca, la cui fragilità oltre che scudo è anche forza, capace com’è di abitare se stessa -cosa che molti, i più di noi non sanno fare-, che non è impaziente e vive di lentezza. Entrambi vivono e convivono realizzando i propri progetti, o per lo meno facendo un percorso secondo natura, con tutti gli imprevisti e i rischi connessi al gioco della vita. Di certo non sono infelici come noi miseri portatori di artifici mentali. Così evoluti, crediamo noi, così involuti rispetto alla natura di cui non ci riconosciamo parte e unità.
    Scusa, forse ho scritto delle corbellerie ma sono le riflessioni che si sono sovrapposte al piacere e alla leggerezza scaturite dalla lettura/visione di questa scena tra animali. Grazie!

    PS: essendo una curiosa ficcanaso, ho cercato l’immagine dei due gatti con la lumachina. Meraviglia! Mi hai fatto scoprire un video tenerissimo.

    1. Nessuna corbelleria. Hai invece centrato il punto: chi siamo noi per decidere quali vite siano più o meno degne, più o meno capaci di pensiero complesso? E, soprattutto, chi crediamo di essere e cosa crediamo di riuscire a fare di meglio, attraverso le nostre elucubrazioni che ci strappano dal presente? Dalla vita così com’è e come andrebbe vissuta? Grazie della visita e del commento

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