Non riesco più a trovare
una fotografia da poter
incorniciare – un volto in cui
potermi riconoscere – a ricordo
della breve stagione
di un presente che non si fa
più catturare.
Sullo scaffale tante me
tanti visi in cui, di volta in volta,
mi sono incarnata:
giusto il tempo di riconoscermi
e sono cambiata.
di Maddalena Gregori
Interessante, approfondirò. Ho fatto una rapida ricerca e un sito offre un elenco provvisorio, su esperienze dirette e di conoscenti, di questi popoli, che pare siano distribuiti in diverse aree della terra. Leggo anche India: tu la conosci bene, quindi ne saprai di più. Comunque il sito consigliava sempre il rispetto e quindi chiedere il permesso prima di scattare.
Etiopia
Marocco
Senegal
India
Zanzibar
Popoli Quechua delle Ande (Perù, Bolivia, Ecuador, Cile, Colombia e Argentina)
Il popolo Kuna di Panama
Alcune tribù di Nativi americani degli Stati Uniti e Canada
Comprendo!
Il mio caso è grave, però! Perché, fino a poco tempo fa, se guardavo una fotografia che mi ritraeva vedevo la morte… chiama la neuro! 🙂 Infatti sono sempre scappata davanti alla macchina fotografica ed ho invidiato la naturalezza, addirittura la gioia, con cui molti si fanno fotografare.
Adesso sono leggermente migliorata ma, in casa, nessuno scaffale ospita un mio ritratto. E dire che sono una brava (perdona la piccola presunzione) fotografa ritrattista. Degli altri…
Complimenti per lo sguardo! 😉
Ritrarre gli altri significa coglierne l’anima. Perciò complimenti.
Il fatto che tu nella fotografia vedessi la morte mi ha fatto venire in mente il fatto che presso certe popolazioni indigene del continente americano la fotografia era rifiutata perché pensavano che attraverso la fotografia venisse loro sottratta l’anima.