Singolar tenzone

Fagotto barcollante e immondo

tutto storto – traballante

su una suola ortopedica

megera – nero

tabarro informe

che sferri infido l’attacco

puntando al petto quell’ombrello

disastro tremolante

– l’altra mano a trascinare

grottesco un trabiccolo ciarpame

veleno animale – vecchia

son pronta  – eccomi !

a respinger la tua boria

pretesa di rispetto – precedenza

– son pronta a ricondurti

alla creanza – ecco

ho superato l’arma

il dardo ho schivato e ora

lancio il mio – al viso

lo sguardo punto – pronto

a costringerti alla resa

a mollare ogni pretesa –

tracotante arpia

insolente – son pronta

sto scoccando – vado

affondo e incontro …

… due sbigottite caramelle

di nocciola – sdentata

la caverna spalancata

di bambina ormai stantia

dall’aria trasecolata “Oh, mi scusi!”

“Mi scusi lei” mi hai disarmata

strambo scricciolo vacillante

trascinato per la via

da un ombrello disastrato

verso destra

e dal ciarpame del carrello

verso manca.

 

di Maddalena Gregori

 

 

Su suggerimento di qualcuno di voi, ho deciso di spiegare cosa si cela dietro questa strana poesia.

In realtà narra dell’incontro/scontro che tanti anni fa ebbi, su uno stretto marciapiede milanese, con un’anziana.

Era giorno di mercato, lei stava tornando e io ci stavo andando, quindi procedevamo in direzione inversa. Inoltre piovigginava e c’era vento e la signora procedeva tenendo un ombrello tutto scombinato davanti alla faccia, mentre con l’altra mano trascinava il carrello della spesa.

Io procedevo baldanzosa e già mi prefiguravo il momento del nostro incontro, con la scontrosa signora pronta a esigere che io scendessi dal marciapiede per far passare lei con tutte le sue masserizie- E la cosa mi stava decisamente innervosendo. Perciò mi preparai ad affrontare uno di quei vivaci scambi da strada a cui capita di assistere nelle grandi città, quando due pari si incontrano ed esigono ognuno che l’altro ceda il passo.

Al momento dell’incontro schivai il puntale dell’ombrello e fissai con riprovazione il viso della signora, ma lei, invece di investirmi di improperi, sobbalzò stupita e, con lo sguardo più dolce del mondo, si scusò. Lei non si era proprio accorta di me e non era certo interessata a farmi scendere dal marciapiedi.

Insomma, feci (con me stessa in quel momento, e con tutti voi ora) proprio una figura da stupida. Siate clementi, ero giovane e sciocca. Ora, invece, non sono più giovane.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.