Il vento nel cuore – IV

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Gian Lorenzo Bernini – Estasi di Santa Teresa (dettaglio)

 

( continua) E ogni notte il tormento si ripete, la accompagna nelle ore insonni che trascorre al buio, gli occhi al soffitto a inseguire le immagini di un suo romanzo personale, la ossessiona nei sogni in cui la sua mente si concede, ormai libera da vincoli, anche ciò che la sua educazione le vieta.

Ma ciò che rende ancora più insopportabile il suo supplizio è che, sballottata tra desiderio e terrore, non ha nessuno a cui confidare le sue pene, a cui chiedere consiglio, a cui chiedere un’assoluzione per il suo peccato e per questa sua desiderata complicità col demonio.

Quante volte, anche nei posti più impensabili, volgendo lo sguardo all’improvviso le è sembrato, con la coda dell’occhio, di scorgere il viso del pastore dall’espressione un po’ sfacciata, il suo corpo saldo e forte; quante volte si è sorpresa a scorgere, nel braccio del cameriere che la serve a tavola, il guizzo veloce dei muscoli. E quante volte ha desiderato toccare quel braccio, lanciarsi verso quelle fugaci chimere.

Suo marito sembra rendersi conto che qualcosa di strano le sta accadendo e una notte torna a visitarla nella sua camera. Lei chiude gli occhi, sospira tra le braccia del suo pastore, perde le forze nella corrente di quegli abbracci. Quando tutto è finito, mentre lei giace ascoltando stupita il flusso di tremiti che irradiano in tutto il suo corpo, suo marito le si siede accanto fissandola con aria seria. Poi le dà un bacio sulla fronte e torna, senza una parola, nella propria camera. Rimasta sola lei si culla tra carezze di miele e abbracci caldi come il sole di primavera: nessuna tensione le fa più dolere il ventre e il suo amore pastore le dona tenere ore di incanto.

L’indomani, mentre consuma una scarna colazione con lo sguardo perso nel vuoto, si constirnge finalmente a riconoscere che quello che lei prova per quel ragazzo selvatico non è una semplice curiosità, non è gratitudine, non è una blanda amicizia, ma un qualcosa di più potente. È un’attrazione che la costringe a farglisi ogni giorno più vicina.

Fa fatica ad accettare questo suo sentimento, fa fatica ad ammettere che una persona così lontana dalla sua realtà, con cui non è nemmeno riuscita ad avere un per quanto elementare scambio di parole, possa possederla e coinvolgerla tanto. Ma sembra che sia il suo corpo a decidere per lei, anzi la parte più innominabile del suo corpo la costringe alle più indicibili passioni. Ma cosa può fare?

E comunque il problema non è questo: il problema è che lei non ha intenzione di fare alcunché. Questo stato vergognoso è, in realtà, una delle cose più belle che le sia mai capitato di vivere. Persino più bella di quel sentimento di totale abnegazione che aveva provato quando i suoi figli erano venuti al mondo, quando quegli esserini sporchi di sangue avevano cacciato il primo urlo e lei aveva sentito che tutta la sua vita, da quel momento, sarebbe stata loro.

Per la prima volta in vita sua, lei desidera qualcosa per sé, per sé sola. Tutto sommato, anche del pastore le interessa ben poco: ciò che desidera, ciò che di lui le manca, è il corpo, è la forza del suo abbraccio, è il fuoco dei suoi occhi che spegne le sue voglie. Ma ammetterlo sarebbe come accettare la propria natura bestiale e così, dietro alla semplicità di uomo che non ha coltivato nemmeno la più primitiva forma di cultura, lei si inventa profondi paesaggi di sensibilità, un’intelligenza capace di penetrare, con estrema chiarezza il suo intimo, la sua anima. Dietro i silenzi del ragazzo legge la saggezza di chi tutto sa accogliere e comprendere, di chi ama donandosi completamente e senza pretendere nulla in cambio. In lui vede un maestro di quell’amore che lei non ha mai conosciuto.

Per questo, quello stesso pomeriggio, si precipita senza esitazioni verso il suo pascolo d’amore, verso la proiezione dei suoi desideri e, resa audace dalla scoperta delle infinite sensazioni di cui il suo corpo è capace, mette per la prima volta in posa lei stessa il suo modello, ne assesta, con dolci e sicuri colpi di mano, la postura.

È una confidenza inaudita e lo sguardo del pastore non l’abbandona un attimo, come colto da un’illuminazione e da una nuova consapevolezza. L’attesa è breve: presto lui risponde ai suoi tocchi con i propri. Mentre lei gli sposta la gamba tirando a sé il ginocchio, lui posa la mano ruvida su quella vellutata di lei, premendo piano, come a chiedere permesso. E lei risponde con uno sguardo e con un sorriso: quelle mani esperte, la loro presa sicura, le piacciono.

È una conferma di ciò che si aspettava: si sente leggera, in balìa di quella forza e allo stesso tempo protetta da essa. Lui la solleva tra le braccia e la porta al riparo di alcuni alberi. Certo, il giovane uomo sa cosa vuole, forse anche troppo: non bada a preamboli e solo la struttura complessa degli abiti di lei era riesce a frenarlo. Non appena, però, lei gli offre il suo aiuto per sciogliere i vincoli che la imprigionano, lui torna, senza troppi riguardi, a cercare ciò che desidera. Non ci sono i baci teneri che l’avevano cullata per tante notti, non ci sono nemmeno le carezze. Le mani di lui quasi le strappano il corpetto, le afferrano i seni, le pizzicano i capezzoli. Poi è la volta della gonna, pesante come una nuvola piena di pioggia: gliela solleva fino quasi a coprirle il viso, e poi le si getta addosso succhiandole famelico il seno. Lei lo lascia fare scoprendo, stupita, di condividere questa furia un po’ animale, di sentirla giusta e naturale: e così lo aiuta, gli va incontro, obbedisce ai suoi gesti concitati, e si propone con uguale passione, come in una danza la donna accompagna il movimento dell’uomo, e poi lo amplifica. E, ansimando sempre più velocemente, lei sente montare in sé il desiderio, che lascia scorrere senza vergogna fino a farlo urlare in ogni atomo del proprio corpo, su ogni centimetro di pelle.

La furia che li squassa è rapida come un temporale d’estate e qualche minuto dopo, con le gole roche e il cuore impazzito, si ritrovano lì, adagiati uno sull’altra, svuotati di ogni energia, ma sazi. Lei lo bacia sulla bocca, sul collo, assaporando il suo sapore salmastro, il suo afrore, mentre lui sembra concentrato solo sul velluto della sua pelle. Saziate le voglie, lei si perde nei propri pensieri, rimirando il viso fresco del ragazzo.

Forse ciò che ha fatto è veramente pericoloso, ma che poteva farci? È ciò che ogni fibra del suo corpo l’ha spinta a fare. Ma le conseguenze sono chiare nella sua mente già dal momento in cui si lascia invadere dalla tenerezza che segue un amplesso carezzando le sopracciglia del giovane, quando dolcemente lo sospinge a lato per liberarsi del suo peso e quando si alza a sedere per ricomporre le proprie vesti. Ha rivisto all’improvviso lo sguardo che il marito le ha rivolto la sera prima e ci ha letto chiaramente lo stupore e il sospetto, l’intenzione di farla seguire e controllare. Lei, la moglie solitamente restìa -così come è giusto per una moglie-, quella notte si era rivelata forse più focosa di quelle poco di buono che lui usualmente frequenta. E tutto sommato, sentendo le fronde fremere lì vicino, in quella piccola macchia di alberi che ha offerto riparo alla sua breve avventura, non si è stupita né spaventata. E avviandosi verso casa sa già che la sua vita, da quel momento, non sarà più la stessa.

Per questo ha abbandonato lì colori e cavalletto. Non ha neanche salutato quel suo amore fatto di sogni: si è limitata a sorridergli un po’ colpevole, sapendo che probabilmente anche lui pagherà per questo.

Ma, contrariamente a quanto si aspetta, la reazione all’accaduto non è immediata. Deve attendere qualche giorno, periodo durante il quale suo marito finge un distratto disinteresse verso di lei. Probabilmente il fatto che lei non esca più lo ha confuso, ma è chiaro che di lì a poco qualcosa accadrà. E così una mattina, poco dopo colazione, riceve la visita del confessore di suo marito, un gesuita che ostenta un perenne atteggiamento di condanna e che lei per tale motivo detesta. Dietro di lui c’è il marito che, con un breve cenno del capo, la invita a precederli nello studiolo.

“Figliola” esordisce il religioso dopo averla fatta accomodare su un divanetto ed essersi seduto davanti a lei “credo che tu debba cercare di riavvicinarti a Dio. E io credo di poterti essere d’aiuto.”

Suo marito, un po’ in disparte, la guarda di sottecchi, quasi a voler controllare le sue reazioni.

“Ti ho sempre ritenuta una brava cristiana,” continua il frate “hai sempre frequentato le funzioni religiose e, sinceramente, trovo incredibili le cose che mi sono state riferite. Vuoi fare di me il tuo confidente? Cosa è successo? Cosa ti ha mossa?”

“Non sono curiosità degne di un religioso.” Le parole le cadono dalle labbra come sassi. Forse per lo sguardo del marito, forse per la presunzione di quel religioso di saper dare risposte a ciò che nemmeno lei riesce a comprendere. Forse perché sente quei due uomini così complici, così spietati nell’invadere il suo mondo più intimo. Lo schiaffo pesante che le piove sulla nuca, però, la coglie di sorpresa, provocandole un violento capogiro e un improvviso senso di nausea.

“No, figliolo,” tuona il frate “non ti sporcare le mani su di lei. Le sue parole me la rivelano più colpevole di quanto avrei sospettato! E credo sia veramente difficile per lei conquistare il perdono divino. Ci vorrà sincero pentimento, dovrà dimostrare una reale volontà di ravvedersi. E per prima cosa vedremo di organizzare degli incontri di preghiera qui nella vostra casa, con alcune delle donne più pie che io conosca.”

Il marito non ascolta nemmeno le parole del gesuita. La fronteggia a gambe larghe, fissandola furibondo, cercando, invano, di farle abbassare lo sguardo.

“Va bene, allora.” continua il religioso “Da domani vi invierò alcune donne ogni giorno e chiederò loro di pregare con vostra moglie in modo da spingerla a ravvedersi. Per quanto mi riguarda, credo che non mi sia possibile fare altro, per il momento. Me ne vado, ma sappiate che le mie preghiere vi sosterranno ogni giorno.”

Dopo essersi alzato, il religioso attende per un po’ che il marito lo accompagni, ma, rendendosi conto che è inutile attendere, si avvia da solo all’uscita. Il marito continua a fissarla furioso e lei, ormai stanca di sostenere quella sfida che ormai le sta solo risultando noiosa, si volta verso la finestra sospirando. Quasi fosse un segnale, a quel punto il marito si avventa su di lei, colpendola con forza e urlando tutti gli improperi che gli passano per la mente.(continua)

 

di Maddalena Gregori

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